Se con Henry Toulouse de Lautrec vediamo l’artista che pone al centro della sua ricerca l’osservazione di un rocambolesco mondo esterno fatto di colori e movimenti, con Edvar Munch lo sguardo è rivolto all’interno, agli stati emotivi e riflessivi dell’uomo-artista.
Edvard Munch nasce a Loten (Norvegia) il 12 dicembre 1863, l’energia di nascita corrisponde alla Runa Isa. Secondo di cinque figli, la sua giovinezza è segnata da una serie ininterrotta di sventure familiari. Perde la madre per tubercolosi nel 1868 e successivamente la sorella Johanne Sophie nel 1877, anch'essa colpita dalla stessa malattia. Il padre e la sorella Laura soffrono di malattie mentali e depressione in cui anche Edvard teme di poter cadere. Il fratello Andreas muore trentenne appena dopo il suo matrimonio.
Questo il panorama in cui cresce e che contribuisce alla formazione di una sua visione tragica e malinconica del mondo che possiamo ritrovare nelle stesse sue opere. Più avanti l’artista scrive: “Ho ereditato due dei più spaventosi nemici dell'umanità: il patrimonio della consunzione e la follia”.
Munch si iscrive all'Accademia Reale delle Arti di Oslo nel 1881, ma presto si stacca dallo stile accademico tradizionale ed entra in contatto con le nuove tendenze dell'arte europea come il simbolismo e il post-impressionismo. Conosce lo scrittore e filosofo Hans Henrik Jæger a cui si ispira e comincia a creare opere introspettive ed autobiografiche scollandosi completamente dall’arte dominante dell’epoca.
Isa rappresenta la riflessione, il tempo per osservarsi e restare nell’apparente immobilità che permette di focalizzarci lucidamente su noi stessi.Queste caratteristiche sono necessarie a Munch per poter proiettare con un certo distacco le sue emotività sulla tela, per osservare il proprio dolore con un occhio da spettatore distante.
Attraverso di me potrai dominare le entità che ti governano e le esplosioni emotive poiché io sono il distacco, il vuoto e la Meditazione. Io sono il Presente qui e ora. Io sono il giusto tempo per riflettere, l’unico momento per vivere davvero. Io blocco la vita e la mantengo immobile in un eterno presente. Cit. Voce della Runa
Le sue opere autobiografiche esprimono in maniera tangibile lo stato d’animo dei personaggi ritratti, attraverso l’utilizzo del colore l’atmosfera dei luoghi raffigurati trasmette malinconia e disperazione, come in Melanconia o nel dipinto Morte nella stanza della malata.
Creare diverse interpretazioni di uno stesso motivo e molteplici versioni di un singolo soggetto è stato un elemento distintivo del lavoro di Edvard. Ripete infatti più e più volte le sue opere e i suoi disegni come a volerne tirar fuori una versione sempre più essenziale e vera. Isa è l’essenziale, la colonna di ghiaccio che cela un’intima fiamma.
Munch riporta sulla tela La fanciulla malata(1885), il ricordo dell’amata sorella quindicenne stroncata dalla malattia. La protagonista siede a letto assistita da una donna seduta a suo fianco a cui lei volge la testa e a cui dà la mano. L'immagine emerge da stratificazioni di pittura, con spessi strati alternati a sottili rigature gocciolanti. Il colore si dispiega attraverso pennellate dense, creando una superficie dipinta segnata da graffi e abrasioni. La fisicità dell'immagine suggerisce un senso di incompletezza. La ruvidezza della pittura induce quasi un'anticipazione di un processo creativo interrotto.
Io sono l’ego accentratore, tengo insieme i pezzi quando tutto sembra frantumarsi. Cit. Voce della Runa
Il celeberrimo dipinto L’Urloè emblematico se messo in relazione con la runa Isa, in quanto rappresenta l’artista sopraffatto da angoscia e terrore dovuti ad una crisi d’ansia, preda dei suoi stessi pensieri e tormenti, i quali escono in un urlo agghiacciante che nel quadro arriva a deformare la realtà circostante. Qui assistiamo alla perdita del controllo, al volersi tappare le orecchie per non sentire ciò che è sepolto nell’intimità. Isa è necessaria proprio per sgomberarci la mente dai pensieri, per darci la centratura e soprattutto per farci vivere nel momento presente, nella situazione dipinta Munch sta vivendo esattamente l’opposto, scrive a riguardo:
“Io avverto un profondo senso di malessere che non saprei descrivere a parole, ma che invece so benissimo dipingere…mi ricordo benissimo, era l’estate del 1893. Una serata piacevole, con il bel tempo, insieme a due amici all’ora del tramonto. […] Cosa mai avrebbe potuto succedere? Il sole stava calando sul fiordo, le nuvole erano color rosso sangue. Improvvisamente, ho sentito un urlo che attraversava la natura. Un grido forte, terribile, acuto, che mi è entrato in testa, come una frustrata. D’improvviso l’atmosfera serena si è fatta angosciante, simile a una stretta soffocante: tutti i colori del cielo sono sembrati stravolti, irreali, violentissimi. Anch’io mi sono messo a gridare, tappandomi le orecchie, e mi sono sentito un pupazzo, fatto solo di occhi e di bocca, senza corpo, senza peso, senza volontà, se non quella di urlare, urlare, urlare…Ma nessuno mi stava ascoltando: ho capito che dovevo gridare attraverso la pittura, e allora ho dipinto le nuvole come se fossero cariche di sangue, ho fatto urlare i colori. Non mi riconoscete ma quell’uomo sono io [..]. L’intera scena sembra irreale ma vorrei farvi capire come ho vissuto quei momenti. Attraverso l’arte cerco di vedere chiaro nella mia relazione con il mondo, e se possibile aiutare anche chi osserva le mie opere a capirle e a guardarsi dentro”.
L'indagine sulle connessioni tra Edvard Munch e la sua runa di nascita, Isa, rivela un affascinante intreccio tra la sua vita, la sua arte e il simbolismo runico. La persistenza di temi come il lutto, il silenzio e l'isolamento nelle opere del pittore norvegese può essere letta come una manifestazione di Isa nella sua esistenza. Isa, rappresentando l’immobilità, sembra sfidare la turbolenza emotiva e le tragedie personali vissute da Munch. Questa tensione tra il simbolismo della runa e la tumultuosa realtà dell'artista contribuisce a rendere il suo lavoro ancora più intrigante e complesso.
Attraverso i significati della runa di reggenza, le opere di Munch si svelano come un viaggio intimo attraverso il suo mondo interiore, un dialogo straordinario tra l'artista e il mistero della sua esistenza.
D’altro canto esso scrive di sè: “Senza paura e malattia la mia vita sarebbe una barca senza remi.”
Quasi a rimarcare che il il baricentro dell’artista sia lo stare in equilibrio tra il succedersi di un’emozionalità e l’altra.