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La Metà della Mela

| Jlenia Adain | Monade Runica - le rune in teosofia

Avevo 29 anni la seconda volta che la vita mi ha ferita.





Quella volta sono stata tradita e in un movimento di orgoglio ho chiuso senza dargli spiegazioni la mia storia con un uomo che amavo profondamente. La mia metà della mela era svanita. Ero distrutta e non ho trovato di meglio che prendermi un tizio che mi permettesse di non tornare da lui, mai più. Non era una metà mela, forse era un mandarino…una cosa così. Ma ho finto fosse la metà mela anche lui. Non è servito ovviamente, abbiamo continuato a sentirci con l’altro nonostante tutto e ci ho messo tanto a dimenticarlo. Tantissimo. Più di quel che serviva perché avevo deciso che quel dolore e la persona che lo aveva subito dovevano sparire. Non c’era più posto per quella parte di me nella mia stessa vita, dovevo diventare migliore, più forte, più centrata.

Ci sono voluti anni e tanti errori prima di uscire da quel pantano che erano il mio cuore e la mia testa. Poi ho incontrato un uomo meraviglioso che è riuscito a far sì che potessi amarmi ancora più di quanto mi amasse lui. Più di 16 anni in cui ho cercato di diventare una persona migliore e che ho scoperto lati di me sconosciuti. Ho cercato di essere per lui quella metà della mela che meritava. Mi sono modellata e adattata e sono diventata grande e consapevole di chi sono e di chi posso essere. Ma quella parte che ho escluso dormiva solo…non era morta. Anzi era ancora più grande perché avevo escluso altre cose di me, le avevo messe in cantina a prendere polvere. E li crescevano.

Ci vuole tempo quando sei così determinato a cancellare qualcuno. Ho cominciato a spegnermi, a diventare grassa, a impigrirmi, a perdere interesse per le relazioni e la vita. Vivevo nei miei libri e nei miei incontri lavorativi. Vivevo lontana dal mondo per paura che mi toccasse. Cercavo vie d’uscita che non erano mai abbastanza larghe per farmi passare. Ero inquieta e cercavo case nuove, posti nuovi e lavori nuovi in continuazione. Spegnevo ogni fuoco, ogni istinto e ogni slancio che non fosse spirituale. Non riuscivo a fermarmi. Fermarsi significava rivedere i miei mostri.

Qualcosa dentro di me comunque continuava a covare e io percepivo solo un dolore sordo che spesso diventava malinconia, pigrizia e depressione. Il senso di colpa mi uccideva. Era tutto così perfetto nella mia vita, cosa volevo di più?! Mi sono sentita una persona orrenda per tanto tempo, ma ho cercato di evolvere ad ogni occasione mettendomi anche al servizio dell’altro per aiutare a migliorare anche loro. Ma ancora non ero pronta a rivederla…lei…era la parte di me che usciva dagli schemi e che faceva errori e cazzate. Andava rinchiusa. Credevo di avere il controllo. Che carina…

È così che si evolve…che tu lo voglia o no. L’universo non ti vuole mai mutilato.

Ad un certo punto la mia parte esclusa è tornata a galla, dirompente, in un momento in cui pensavo di dover morire. Nel silenzio della paura ho sentito un grido così forte da lacerare l’aria. Era lei. Quella parte gridava e mi rendeva impossibile la quotidianità. Nulla era più uguale e allora ho cercato di andare ancora più lontano da me. Sono andata a 1500 km da tutto quello che conoscevo per mettere più distanza possibile tra me e quella stronza.

Pensate sia servito? Tutto serve! Ho toccato il fondo. A volte dormivo anche 12/14 ore. Non riuscivo a vivere nemmeno lì. Ma stavolta ho lasciato spazio a quel dolore accumulato negli anni che non aveva più nemmeno a che fare solo col tradimento. Era diventato un mostro enorme che risucchiava la luce dai miei giorni. Ho dato spazio alla stronza e l’ho vista davvero per quella che era. Triste, imprigionata e senza futuro. In quelle lunghe ora nel letto ho potuto coccolarla e vedere quanto fosse fragile e piena di paura oltre che follemente innamorata della vita. Mi ero punita per aver amato. Mi ero punita per non essere stata in grado di farmi amare. Mi ero punita per essermi fatta amare. Mi ero punita. Ho potuto vedere quanta bellezza stavo escludendo e quanto senso di colpa trattenevo ogni volta che sentivo lo slancio ad essere totalmente libera e  folle. Ho dovuto. Le ho dato un posto sul palcoscenico un po’ per volta e le ho insegnato a starci in quel mondo che le avevo impedito di vivere.

E così si è fatta forte e, quando sono tornata a casa, anche lei è venuta con me. Ho chiuso il mio meraviglioso matrimonio, con tanto amore e comprensione. Abbiamo fatto tanta strada insieme e lui sarà sempre il mio migliore amico. Ma io non potevo più essere la stessa di prima. Ho giurato che nulla di me sarebbe più stato escluso o rinnegato. Che tutte le parti di me sarebbero state libere di farsi vedere. Senza vergogna. Tutte le mie sfaccettature avranno un posto nel grande gioco della vita della Jle.

Oggi sono diversa. Più intera.

L’Universo non ti vuole mutilata.

E io non sono metà della mela, sono tutto il cazzo di frutto intero!

Jlenia Adain