L’Arcano e la Runa della Guerra
Esiste un Arcano che rappresenti la guerra o la lotta? Esiste una Runa che abbia il suo significato polarizzato nella guerra? In verità no, nel Tarot per farlo è necessario ricorrere alla manipolazione che, avvenuta nel tempo per mano di alcuni “maitres cartiers”, ha dato vita ai significati stagnanti delle carte all’interno del gioco.
Per le Rune abbiamo invece glifi che simboleggiano alcuni aspetti della guerra, poiché le popolazioni norrene vi erano immerse. Questo significa che il Tarot non contempla la lotta? Assolutamente no, la lotta c’è ma emerge quando ci troviamo in una stesa ovvero quando due o più carte interagiscono insieme dando vita a delle vere e proprie scene. Allo stesso modo, quei glifi, quando vengono a trovarsi vicini o associati ad altre rune, portano con sé un significato più bellicoso che in altre associazioni. I più attenti appassionati di Tarocchi, staranno pensando che l’Arcano associato alla guerra esiste eccome ed in effetti la guerra è nascosta nella carta de L’Innamorato, in uno dei suoi significati stagnanti.
L’Arcano numero VI è la prima carta che incontriamo nel gioco rappresentante una scena di scelta e di contesa: un personaggio al centro con due persone ai lati che cercano di attirare la sua attenzione e in alto un cupido che vuole scoccare la freccia dell’Amore. In questo significato è ben associata con le rune Kenaz e Gebo, che raccontano proprio questo passaggio interessante del lasciar andare il vecchio per aprirsi al prossimo. Da un punto di vista dinamico l’Innamorato vuole istruire il consultante su come trovare l’Amore, ma da un punto di vista energetico stagnante, racconta di quanto facile sia rimanere invischiati e combattuti nel trovare all’esterno la ragione della propria identità.
Kenaz e Gebo raccontano infatti quanto sia necessario lasciar andare le vecchie strutture mentali prima di dedicare il proprio cuore all’incontro con l’altro, un movimento che se non affrontato darebbe origine a rapporti difficili e gestiti esclusivamente dalle nostre maschere. Osservando l’Arcano possiamo individuare una precisa struttura geometrica: un triangolo con un punto al centro che rappresenta l’essere, per trovare il suo centro è chiamato a riconoscere la propria triplicità, che per la legge dello specchio continua a essere ricordata dalla realtà esterna. Kenaz è quel triangolo che porta verso il basso il fuoco della trasformazione inviato dall’Anima e Gebo è il punto d’incontro della realtà esterna con l’individuo. La guerra si sviluppa proprio nel momento in cui l’individuo fatica a staccarsi dalla realtà esterna per configurarsi invece con una necessità interiore. I primi anni della nostra vita sono caratterizzati dall’educazione, e spesso questa è incentrata sul bisogno, sul riconoscimento e sul conformarsi a un disegno sociale e famigliare: ci insegnano che il nostro centro è fuori e non dentro.
L’anima, rappresentata dal cupido nella scena dell’Arcano e nella punta di Kenaz per le Rune, ha con sé un’arma di offesa, l’arco: la prima lotta che percepisci è quella della personalità che vuole, per senso di appartenenza, rimanere invischiata in questa realtà finita e mortale dove l’anima non è facile da percepire e non sembra raggiungibile, se cercata coi sensi. L’Anima continua a esercitare il suo magnetismo verso il basso, aiutando l’evoluzione e l’attuazione di questo allineamento: non c’è scampo prima o dopo succederà e questo la personalità non vuole proprio accettarlo. Così si proietta all’esterno ciò che dentro non funziona e ci si ritrova in lotta, con sé e con l’altro, anche con le persone che ti vogliono bene.
La guerra nasce dentro di noi quando spostiamo la comprensione e l’ascolto da dentro a fuori, quando non abbiamo la forza di uscire dalle richieste esterne e quando non riusciamo a vedere che questa vita è solo un passaggio. Diamo troppa forza alla personalità, che è fatta di lotta e resistenza utili a non morire. Se ci accorgessimo che questo è solo un abito e tutto avviene all’interno di noi, diventeremmo specchi puliti e aperti verso la comprensione dell’altro. Prima ci accorgiamo che la lotta e la “guerra” è interiore e prima si inizieranno a risolvere anche i conflitti esteriori piccoli o grandi che siano.
Porta con te l’insegnamento di questi simboli e cerca di fare pace dentro perché questa si manifesti nella tua vita.
Grazie Sempre, Antenore e Jlenia Adain
- scitto da Jlenia Adain e Antenore Franzoni
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